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In qualche modo apprezzo chi se ne sta tutto da solo. Sembra quasi eroico approcciare la vita quotidiana come uno stoico, granitico condottiero. Perché in fondo è cool avere un appartamento tutto per sé, con la poltrona da scapoli -una poltrona marrone, di pelle, adatta ad un culo solo, piazzata davanti alla televisione e che mai viene pulita- , vivere da soli, insomma. Voglio dire: superati i trent’anni prendi e campi da solo. Indipendente.

D-A S-O-L-O.

Il gatto numero 1 di 2 entra nella stanza. Passo felino, e grazie al cazzo, fino alla finestra. Quando c’è totale silenzio, in casa mia, riesco a sentire il rumore delle sue unghie sul parquet. Un ticchettio delicato e sommesso che lo accompagna da un lato all’altro della sala. Si ferma alla finestra e guarda schifato il mondo. Quello che mi piace di 1 di 2 è il suo sguardo schifato che riserva solo a chi se lo merita. Quello che mi piace di 2 di 2 è lo sguardo di finta sottomissione che riserva solo a chi se lo merita, ovvero a chi ha tristemente bisogno di avere un ruolo in qualche storia. Chi ha bisogno di sentirsi migliore con qualche finta scusa, che lui prontamente gli offre. Uno sbadiglio e con un solo salto 1 di 2 sale sul tavolo, si gira e mi guarda fisso in modo schifato.

Ho sempre immaginato quanto fosse bella la vita da scapolone tutto d’un pezzo. Alto e con l’addominale scolpito, camicie bianche e magliette con pupazzetti dei videogiochi stampati sopra. Il bucato non lo devi fare perché, come faceva Peter Venkman in Ghostbusters, basta mettere i vestiti una notte fuori la finestra che poi profumano e si puliscono da soli. Certo quella era Manhattan ed era un film ma nella mia testa funziona così quindi basta obiezioni. Cucinare, non si cucina: magari si ordina qualcosa, pizza o cinese che sia. I soldi, perché gli scapoli ne hanno a strafottere, si usano tutti in cazzate tipo retrogaming e impianti stereo. Oppure per le uscite del sabato sera. E, mi pare ovvio, il sabato sera si cucca. Si cucca duro, Una diversa ogni sabato. Ma che dico una, pure due. Nottate nei night con musica soffusa, drink e una donna per lato con la manina delicata che si poggia sul petto. Grande scapolone. Un modello di vita.

1 di 2 continua a guardarmi con la medesima intensità. Impressionante come gli occhi dei gatti siano simili per intensità a quelli delle persone. Dicono che gli occhi siano lo specchio dell’anima ed effettivamente io ci credo. Sto qui con quel pupazzo peloso seduto composto sul tavolo che mi fissa e sicuramente pensa qualcosa. Sta pensando qualcosa di me, col suo guardarmi schifato. Congettura sul mio congetturare. Ma forse è solo suggestione.

Lo scapolone non avrebbe gatti, o animali in generale. No, lui deve essere libero, deve poter andare in vacanza quando vuole e con chi vuole. Anzi, lo scapolone non ha legami di nessun tipo. Un essere libero in un mondo di costrizioni. Ha fatto centro quel tipo là, vive bene. Per quanto riguarda me, poi, so che sarei potuto essere, in gioventù, uno scapolone perfetto eh, vivere senza legami, senza gatti. Non sentire la mancanza di niente e di nessuno. Avere una bellissima poltrona di pelle marrone in attesa del mio culo ogni sera, dove scolare birra e ruttare in piena libertà.

1 di 2 scende con un altro salto dal tavolo, mi passa sotto le gambe e struscia la coda. Oh ogni volta mi commuove come uno stronzo. Porca misera ma che diamine mi è successo? Dopo aver compiuto 35 anni davvero è normale stabilire un legame affettivo con una palletta di pelo che ti guarda minacciosamente ma che ti si struscia addosso come uno psicopatico in astinenza da farmaco? Lui è lo squilibrato psichico ma io sono lo squilibrato affettivo. Davvero è normale sentirsi così?

Ho deciso: da domani mi comporto un po’ di più come fossi uno scapolone. Non mi sarà possibile indossare vestiti “lavati” all’aria aperta, ok, ma sarò certamente più indipendente a livello emotivo, libero di comportarmi senza tener conto della famiglia, degli amici, dei parenti e dei gatti. Perfetto. Anzi, comincio comprandomi la poltrona. Senza fare riunioni di famiglia. Decido io. E solo io ci poggerò le chiappe. Sia chiaro.

S-O-L-O I-O

Mentre prendo le decisioni importanti della vita sento che 1 di 2 va nel suo gabinetto privato, una scatolina con porta basculante piena di terriccio. Caga e caga, scava e scava. Quando torna in sala il suo sguardo è più disgustato del solito. Ho già capito.

Mi armo di salviette umide e igienizzate, afferro 1 di 2 che grida e graffia come un figlio di cagna e pulisco i ciuffi di pelo delle chiappe incrostati. Su internet mai che i gatti abbiano problemi strani andando al cesso, così te ne prendi uno, magari anche due, e allora capisci che il pelo vicino al buco di culo non è stata una grande idea. Vero madre natura?

Dopo averlo pulito e profumato, 1 di 2 scompare dalla mia vista offeso e so già che non lo vedrò per le prossime due ore. Meglio. Devo pensare a dove mettere la mia poltrona di pelle marrone. Che poi effettivamente una poltrona marrone non starebbe molto bene con l’arredamento, né con gli spazi. Poi di pelle. Non so. I gatti rovinano la pelle con le unghie. Anche i tessuti, effettivamente.

Mentre rifletto sulla scelta della poltrona entra 2 di 2. Mi guarda fisso. Mi guarda intensamente mostrandosi sottomesso.

“Bravo 2 di 2, vieni qui da papino”.

Va beh, lasciamo stare la poltrona.